giovedì 29 settembre 2011

Quando in parlamento non conoscono il latino

La prerogativa della Camera dei Deputati e del Senato di impedire l' arresto di un suo appartenente è un diritto che si presuppone abbia come fondamento quello di essere esercitato solo in presenza del cosi detto "fumus persecutionis".

Dal latino "indizio di persecuzione", ci si riferisce al fatto che la magistratura possa perseguire un cittadino non semplicemente per applicare la legge o per ricercare la verità, ma con un chiaro intento persecutivo nei suoi confronti. Non so se il significato è chiaro a tutti quei deputati / senatori che negl' anni hanno continuamente votato contro l' autorizzazione a procedere bloccando così le indagini della magistratura a carico dei loro compagni di partito e non.

Il ministro delle politiche agricole Saverio Romano si è salvato perché la Camera dei Deputati ha votato contro la mozione di sfiducia nei suoi confronti. Non si è votato una richiesta a procedere con le indagini e/o arresto, ma il succo resta quello.

Cerchiamo di capire se era possibile paventare, anche lontanamente, la possibilità di un fumus persecutionis nelle intenzioni dei magistrati. Il ministro era molto amico dell' ex governatore della Sicilia Salvatore-Totò Cuffaro attualmente in carcere (7 anni in tutto gli sono stati assegnati) per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

Romano è un avvocato, mica un contadino (anche se, visto il ministero del quale è titolare, non sarebbero guastate conoscenze agricole). Come fa un affermato avvocato, furbo per costituzione, ad essere molto amico di un tizio (Cuffaro) condannato a 7 anni per mafia senza sapere che quest' ultimo è mafioso?

Questo non è l' unico nè il più rilevante degli indizi a carico di Saverio Romano, ma basterebbe anche solo questo per giustificare l' apertura di un fascicolo. Se un magistrato decidesse di indagare una persona che voi sapete essere molto amica di spacciatori e ricettatori, pensereste che c'è un intento persecutorio nei suoi confronti?

martedì 27 settembre 2011

Notizia shock: "Il premier sapeva che erano prostitute"

Il tribunale del riesame di Napoli, dopo una lunga consultazione, decreta che il nostro premier era consapevole che le ragazze portate a casa sua da Tarantini fossero prostitute.

Come diavolo avrà mai fatto a capire che delle avvenenti ragazzuole, in abiti succinti e con spiccate capacità da lap-dancer, fossero in realtà delle prostitute? Tutti gli indizi portavano a pensare che quelle fossero normalissime ragazze (alcune, si vocifera, votate ad una vita di castità prima di incontrare Berlusconi) che, attirate dall' infinito fascino del nostro premier, avevano deciso di comune accordo di "far girare" le loro rispettive "patonze" in quel di Arcore.

O il nostro premier è dotato di uno spirito d' osservazione degno della Signora in Giallo oppure qualcuno gli ha spifferato il tutto. Qualche procura dovrebbe indagare su questo.

B. si, B. no, B. forse

E' divertente notare come ogni volta eminenti esponenti del Vaticano si affannino a prendere forse le distanze da Berlusconi. Non sia mai che un portavoce di un movimento che può considerarsi tra i più influenti al mondo rilasci una dichiarazione che contenga un chiaro e cristallino giudizio pro o contro Berlusconi.

Il Fatto Quotidiano riporta sul suo sito: "I vescovi scaricano Berlusconi". Gli house organ e gli esponenti della maggioranza minimizzano interpretando le parole del cardinale come rivolte più largamente a tutta la classe politica. E Bagnasco? Sarebbe gradito un intervento esplicativo. La Chiesa è ancora disposta a dare il suo appoggio ad un personaggio pubblico con le sue vicende alle spalle? SI o NO ?

Modi di vedere le cose alquanto diversi. Interpretazioni diametralmente opposte. La spiegazione potrebbe essere che, siccome i vescovi sono perennemente impegnati a pensare a Dio, alla fede, ai bisognosi, ecc di conseguenza diventino ingenui e impreparati quando c'è da parlare di politica, potere, soldi. Su alcuni punti, però, sembrano avere le idee chiare e non si sprecano in commenti. Ingerenze part-time.

giovedì 22 settembre 2011

Come un gruppetto di economisti decideva le sorti dell' Italia


Standard & Poor, dopo un periodo di suspance infinita, si è finalmente decisa a declassare l'affidabilità dei titoli di debito pubblici italiani. La decisione era nell' aria già da tempo, ma ragioniamo. Dei simpatici tipetti si riuniscono e decidono che l'Italia non è affidabile. Si emana un comunicato che contiene un grado d'approfondimento degno di un tweet e si scrive la storia.

Di che stiamo parlando? Standards & Poor è un'agenzia di rating. Di quelle che si occupano di stabilire se un qualsiasi titolo (sia esso un azione di un'azienda o un titolo di stato) è affidabile o meno. Si, proprio quelle stesse agenzie di rating che, fino al giorno prima del fallimento, davano ai titoli della Lemhan Brothers il massimo voto.

La situazione ha del paradossale. Analizziamo la funzione e il funzionamento di queste agenzie. Esse operano per il "bene comune" indicando ai risparmiatori su quali titoli investire e su quali no. E cosa ci guadagnano? Vengono pagate dalle stesse aziende che poi si trovano a dover giudicare. Un giudice che riceve lo stipendio direttamente dal giudicato. Tecnicamente questa si chiama corruzione. Ovviamente loro si difendono come possono. Non bisogna mai sospettare, su un pianeta dove ovunque regna la più nobile etica, che un manipolo di economisti possa anche solo lontanamente farsi influenzare nel giudicare un'azienda dalla quale riceve lauti compensi. Saremmo dei folli a farlo. 

Ecco come l'economia mondiale e, in questi giorni, in particolare quella del nostro paese viene direttamente influenzata da un giudice che non ha la minima autorevolezza per farlo. Il problema è che i giudizi delle agenzie di rating hanno il potere dell'oracolo di delfi. Infatti, ad esempio, se domani mattina S&P volesse, del tutto arbitrariamente, affermare che la Apple è sull'orlo del fallimento, questo giudizio finirebbe con l'avverarsi ugualmente, anche se non si fondava su nulla di concreto. Gli investistori, facendo riferimento ai giudizi delle agenzie di rating per valutare i loro investimenti finirebbero, infatti, per vendere le azioni Apple perché ormai considerate pericolose. Così la Apple finirebbe per perdere milioni di dollari in operazioni di trading finendo per fallire o comunque arrivandoci vicina.

wakarimasen82 - Flickr
Il dibattito è molto acceso negli Stati Uniti dove dopo l' ultimo declassamento subito il governo si è deciso a effettuare una serie di controlli sulle ragioni d' esistere di queste agenzie (le altre due sono Moody's e Fitch). Vogliamo davvero che la nostra vita sia decisa dal giudizio di un gruppo di persone che non ci garantiscono la minima imparzialità essendo pagati dalle stesse persone che si trovano a giudicare? Siamo mica idioti?